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RITORNANO LE FIBRE PARALLELE CON IL NUOVO SPETTACOLO "LA BEATITUDINE" sabato 30 gennaio

Il terzo appuntamento della stagione di prosa, musica e danza del Teatro comunale di Novoli è l'attesissimo ritorno delle Fibre Parallele con "La beatitudine" di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo

drammaturgia Riccardo Spagnulo con Mino Decataldo, Danilo Giuva, Licia Lanera, Riccardo Spagnulo, Lucia Zotti e la regia di Licia Lanera.


Il gruppo barese ci ha sempre stupito con i suoi spettacoli e anche questa volta non mancherà di farlo anche attraverso questo graffiante affresco sul sisfacimento dei sentimenti e dei legami.


Il sesso è l’unica religione (da religo, tengo assieme) rimasta all’Occidente per dimostrarsi che esiste qualcosa di vero e che questo vero (questa merce, in un mondo di merci) è addirittura piacevole. E’ l’ultima stampella rimasta a tenere assieme un sogno collettivo che continua a cadere sul suo elaborato, terminale vuoto. Buona domenica a tutti.

domenica 21 settembre 2014, ore 09:53, secondo profilo di Aldo Nove, Facebook

La Beatitudine è qualcosa che non si può dire. Qualcosa che passa in fretta. Qualcosa che non sappiamo se esista davvero. Qualcosa che è così intensa da mettere in discussione la sua stessa esistenza. Qualcosa che se lo racconti, non ti crede nessuno. Qualcosa per la quale mettiamo a repentaglio tutto il resto e quando arriva, tutto il resto non ha più senso. Cerchiamo di scappare dalle nostre vite attraverso questa porta piccola piccola e alla fine… Il ritorno alla realtà ha lo stesso sapore di un deja vu.

Questa è una storia di una coppia che non riesce a generare e di una madre e un figlio indissolubilmente legati da una malattia. Questa è la storia di un mago pastore che illude gli uomini che la fantasia possa risolvere i problemi della realtà. Questa è la storia di un unico essere umano in tutte le fasi della sua esistenza, dal primo passaggio nell’età adulta alla vecchiaia. Questa è una giostra della vita, spazio unico e nero in cui i personaggi si muovono, si incontrano, si amano, si odiano e si ammazzano. Questa è una storia in bilico tra reale e irreale, tra tangibile e immaginato, tra materia e pensiero.

Il teatro stesso è continuamente esposto alla gogna della finzione e per questo, in questi anni dominati dall’iper-realismo, è in pericolo: credere ad un attore che recita è faticoso e, in alcuni casi, è diventato superfluo, superato, inattuale. Ma quel teatrante che si agita sul palco, come preso dalla morsa di una tagliola, ha il potere di trasformare la percezione della realtà di un gruppo di persone che continua a darsi appuntamento in luoghi chiamati teatri per provare a sentire insieme le stesse cose. Una comunità tenuta assieme da una tensione comune.

Il teatro, insomma, è una truffa, perché attraverso un trucco, costringe uomini e donne qualunque ad annullare distanze di sicurezza spaziali e di pensiero e li accorda all’unisono, dettando il ritmo attraverso la finzione. Inganna la percezione dello spettatore, gli fa perdere il senso del tempo e il contatto razionale con la sua individualità, è un imbuto cilindrico che risucchia l’attenzione di chi guarda e la risputa fuori schiaffeggiandolo con non poca grazia mentre mostra il doppio fondo della scena. La finzione va mostrata perché, una volta che il teatro ha in pugno lo spettatore, dopo che lo ha preso alle spalle, può finalmente rivelare il trucco dell’arte e della vita.

Il teatro, quindi, è roba per maghi e fattucchiere.


ingresso da 7 a 10 euro



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