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LA SORELLA DI GESUCRISTO


Sabato 29 aprile ore 21

Corte Ospitale (Rubiera)

La sorella di Gesucristo

Terzo capitolo della “trilogia della provincia”

dopo Diario di provincia e Stasera sono in vena

Di e con Oscar De Summa

Progetto luci e scena Matteo Gozzi

Disegni Massimo Pastore

Produzione La Corte Ospitale, Attodue, Armunia - Castiglioncello Festival Inequilibrio

Con il sostegno de La Casa delle Storie e Corsia Of

Una storia tanto semplice quanto terribile. Una ragazza prende in mano una pistola Smith & Wesson 9 millimetri e attraversa tutto il paese per andare a sparare al ragazzo che la sera prima, il venerdì santo della passione, l’ha costretta a subire una violenza.

Una camminata semplice, determinata, senza appelli, pubblica, che obbliga tutti coloro che la incontrano a prendere una posizione netta nei suoi confronti e al tempo stesso a svelare i retroterra emotivi e culturali sui quali la posizione che esibiscono si basa. Una ragazza che in virtù di quell’atto improvviso e inaspettato è costretta a crescere, a diventare donna, a superare gli sguardi e i pregiudizi che a questi sguardi corrispondono, superando i quali supera anche i pregiudizi stessi, come se anche questo fosse un viaggio iniziatico che dall’infanzia porta diritti nel mondo degli adulti. Si comincia dai familiari, per coinvolgere, man mano, tutti gli abitanti del paese fino a rivelare, nel profondo, la nostra società, un’italietta convinta di un progresso automatico e teso all’infinito degli anni ‘80, tutta incentrata sull’arroganza del maschio dominatore. Così questa ragazza per riprendersi il suo corpo, il suo corpo privato, è costretta a farlo pubblico, a darlo in pasto alla folla e ai suoi vaneggiamenti, ad assumere su di sé il suo stesso corpo sessualizzato dai maschi e dalla società contemporanea, dove l’occidente e l’oriente giocano tutto il loro potere dominante; quel corpo diviso in parti, smembrato ad uso e consumo del potere attraverso l’imposizione di visioni e divieti.

Ma qual è la via per rimettere tutto al suo posto? È giusto usare la violenza per riparare ad una violenza? E se così non fosse che alternative avremo?


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