top of page

STORIA

Un teatro all'italiana 

costruito nel 1881

Il teatro Comunale di Novoli, situato in Piazza Regina Margherita, è un teatro all’italiana, costruito nel 1881. Il primo progetto del teatro fu ideato dall’Ing. Oronzo Bernardini, residente a Novoli, che aveva partecipato alla costruzione del Paisiello di Lecce e del Garibaldi di Gallipoli.

Purtroppo l’ingegnere, colto da morte improvvisa, non poté realizzare l’opera e di conseguenza gli amministratori dell’epoca affidarono successivamente la realizzazione del teatro all’Ing. Gaetano Capozza e poi ad Oronzo Orlandi che firma numerose spese necessarie secondo il progetto dell’Ing. Bernardini. Anche in questo caso la morte improvvisa di Orlandi portò altri cambiamenti: il direttore dei lavori diventò l’Ing. Oronzo Greco di Lecce, difatti suo è il progetto per l’allestimento degli interni, per le opere in legno e in ferro della tettoia e del palcoscenico, che fu eseguito dalla Ditta Pietro Ruggio di Novoli.

Orazio Tortorella invece si occupò delle decorazioni per le scene, per il sipario, per le opere interne di pittura e per le rifiniture.

Il teatro fu inaugurato nel 1881, da questa data fino al 1908 fu gestito direttamente dal Comune, attraverso una Commissione nella quale la rappresentanza più emblematica era costituita dai filodrammatici che del teatro si servirono con assiduità.

Numerose compagnie artistiche si vennero a creare nella comunità di Novoli. In primis troviamo il Circolo Giovani Filodrammatici, che nacque appena dopo l’inaugurazione del teatro e che venne presieduto da Antonio Miglietta e diretto da Giuliano Papadia.

Pochi anni dopo un giovane tenace, Gaspare Chirizzi, diresse un nuovo circolo filodrammatico musicale denominato Romeo De Magistris.

 

Questo fu il periodo in cui i circoli diventarono sempre più numerosi e grazie al Comune, per un breve periodo, furono a capo della direzione dell’immobile.

Sappiamo anche che le compagnie che giungevano a Novoli nel periodo invernale erano selezionate dai componenti dei circoli filodrammatici locali.

L’unica compagnia locale di cui si siano potute ricostruire le tappe attraverso documenti è stata la “Delos-Rios” che girò un po’ tutto il Salento nei primi del ‘900. Questo gruppo era formato dalle signore Emilia Rizzo, Celeste Silvestri, Anna Savastano e i signori Carlo Delos-Rios, Achille Pantini e Pietro Silvestrin. La compagnia rappresentò con grande successo le commedie “Malacarne”, “La Locandiera” di Goldoni e “Il padrone delle Ferriere” di G. Ohnet.

Dal 1909 al 1912 il teatro fu gestito dai D’Elia che lo trasformarono in cinematografo.

Possiamo attestare che da Novoli siano passate le compagnie di Almirante, Carrara, Tamberlani senior, dei fratelli De Vico e dei Saniati.

Dopo la Prima Guerra Mondiale il teatro rimase chiuso e utilizzato come deposito del servizio annonario. Dal 1919 al 1926 la direzione fu affidata a Raffaele Metrangolo al quale successero Giacomo De Luca e Giovanni D’Agostino.

 

Nel 1931 il teatro fu affidato a Gaetano Greco che lo gestì fino al ’34, anno in cui cedette i suoi diritti all’impresa Bruno-Curto a causa della sua avanzata età.

Negli anni ’40 il teatro ospitò anche l’opera lirica con apprezzate rappresentazioni del Barbiere di Siviglia di Rossini, e della Norma e della Sonnambula di Bellini, del Rigoletto e della Traviata di Verdi e della Tosca di Puccini.

Con l’avvento del Fascismo si ebbe una rinascita delle compagnie filodrammatiche che ruotavano attorno all’Opera Nazionale del Dopo Lavoro, istituzione fondata dal regime. Un esempio fu quella fondata nel capoluogo salentino “La città di Lecce” e diretta da L. Casarano e A. Martina che si esibì prima a Nardò e poi a Novoli con uno spettacolo tratto dal teatro futurista di Marinetti. Dopo questo periodo prese il sopravvento il cinema che ridusse gli spettacoli teatrali, cosa che accomunerà all’epoca quasi tutti i teatri storici pugliesi.

Tra il 1948 e 1957 la gestione fu affidata a Tonio Parlangeli e nel 1960 tornò a Nino Bruno.

La Giunta Comunale decise di affittare il teatro nel 1964 a Giovanni Sebaste il quale lo gestì fino al 1970.

 

Oggi il teatro è gestito dal Comune ed è sede della residenza teatrale Teatri Abitati con le compagnie teatrali Factory compagnia transadriatica e Principio Attivo Teatro.

Restauri

Già nel 1895 il sindaco Antonio Miglietta decise di affidare urgenti lavori di consolidamento al muratore Francesco Parlangeli.

Nel 1931 altri lavori di consolidamento si rivelarono necessari. Il Comune affidò l’incarico a Gaetano Greco.

Nel 1950 tutte le attrezzature sceniche furono rimosse e trasportate altrove e poi in seguito irrimediabilmente perdute nella generale indifferenza.

Per aumentare i posti a sedere e quindi le entrate, il palcoscenico fu demolito.

Tra il 1948 e il 1957 con la gestione di Tonino Parlangeli vennero potenziate le attrezzature per le proiezioni dei film e venne istaurato un rudimentale impianto di riscaldamento.

Nel 1980 la regione Puglia stanziò i fondi per il restauro che venne messo in atto solo nel 1988. Gli obbiettivi principali erano di consolidamento della struttura e riadattamento della sala da destinare a pubbliche manifestazioni, ma in realtà questi lavori non interessarono la struttura intera ma solo una piccola parte dell’immobile. Il progetto fu affidato all’architetto Benedetto Vetrugno e i lavori furono realizzati dall’impresa Valentino Nicolì di Novoli.

 

Solo più tardi fu ideato un vero e proprio progetto di restauro diretto e realizzato dall’architetto Fernando Fiore. L’obbiettivo dei lavori è stato quello di adeguare la struttura alle nuove norme di sicurezza e prevenzione incendi e di dotare il teatro di impianti e attrezzature adeguate per gli spettacoli. Sono state ripristinate tutte le altre scale di accesso ai vari ordini di palchi e al loggione, in particolare sono state riaperte le due piccole rampe per l’accesso al primo ordine di palchi direttamente dal disimpegno dell’ingresso; sono state demolite le due scale di accesso al loggione e ne è stata realizzata una sul lato sinistro dell’ingresso, che collega il piano terra ai vari ordini di palchi e al loggione, in posizione opposta a quella esterna di sicurezza.

La zona retrostante al palcoscenico è stata ridistribuita con la realizzazione di nuovi servizi igienici e l’ammodernamento dei camerini per gli artisti; sul solaio di copertura dei camerini, nella parte a doppia altezza, è stato ricavato il vano centrale termico a cui di accede dalle terrazze tramite una scala in ferro. È stato demolito, in quanto pericolante, il solaio latero cementizio di copertura della zona palcoscenico e il nuovo solaio, realizzato con travi in ferro e copertura con lastre Isoline sormontate da tegole tipo Marsigliesi, è stato innalzato per la realizzazione della graticcia in legno sostenuta da travi in ferro. Tutti i manufatti lignei, lapidei, cartacei su supporto in legno, in cartapesta e tutte le decorazioni sono state restaurate, comprese quelle dei palchi, rimaste nascoste per anni. Il teatro è stato completamente climatizzato e arredato con poltrone in velluto rosso in platea; sedie e poltroncine di legno e velluto rosso per palchi e loggione; sipario e tende in velluto opaco di colore rosso; corpi illuminanti in vetro di Murano.

Descrizione del progetto

Il Teatro di Novoli si presentava come una struttura totalmente isolata pronta a ospitare nella sua massima capienza circa 200 spettatori (con una popolazione di 5000 abitanti), con un apparato architettonico all’avanguardia secondo le esigenze della nascente industria dello spettacolo.

L’edificio costituiva a grandi linee una testimonianza di architettura tardo-neoclassica con la conformazione interna a staffa con due ordini di palchi ed un palcoscenico con quattro camerini per gli artisti e un piccolo ingresso che permetteva di accedere ad uno stanzino al piano superiore.

 

La copertura originaria della platea era realizzata con struttura a falde inclinate in lamierino di acciaio coibentato, su struttura portante in legno (travi ed elementi di ripartizione) e in acciaio (tiranti, puntoni ecc…).

I palchi erano formati da impalcati in legno sorretti da pilastri in pietra. La struttura dell’edificio era in muratura, quella della sala era con capriate di ferro e manto di lamiere ondulate mascherate da un soffitto a rete metallica, quella del palcoscenico era a solaio in ferro mentre quella dell’ingresso era in tufo a volta.

 

Le pareti interne erano colorate con calce e le decorazioni sul tetto e sulle pareti interne erano numerose. La platea, il palcoscenico e l’ingresso principale erano pavimentati con marmette di cemento e graniglia di marmo, lo stesso vale per i bagni posti all’ingresso, i quali avevano le pareti rivestite con piastrelle di maiolica di colore chiaro; tutto il resto era allo stato rustico, privo di qualsiasi impianto ad eccezione di alcune tubazioni per le montanti elettriche ed idriche e per la rete antincendio.

 

Per quanto riguarda l’illuminazione, durante la gestione di Pietro D’Elia, fu istallato un rudimentale generatore oltre all’impianto di energia, per le frequenti avarie, alimentato da acetilene, assai poco gradito al pubblico per l’emanazione di fumo.

Decorazioni

Secondo la tradizione orale, facevano parte del corredo del teatro sette grandi scene riccamente decorate da pittori del tempo che rappresentavano una sala nobile, una sala rustica, un carcere, un bosco, un giardino e due piazze, che si dicevano essere di Torino e di Parigi. Le scenografie dei teatri all’inizio dell’800 e più ancora quelle post-unitarie dimostrarono di aver superato le mode barocche per ricostruire volta per volta atmosfere fedeli al testo interpretato. Sempre secondo testimonianze orali, le scenografie vennero dipinte da Anselmo De Simone, napoletano residente a Grottaglie e da altri artisti novolesi tra i quali Giovanni Sebaste.

Bibliografia

Domenico M. Toraldo, Il teatro comunale di Novoli: un secolo di storia, Novoli, 1988, Amministrazione Comunale;

 

Testimonianza scritta dell’architetto, progettista e direttore dei lavori Fernando Fiore.

bottom of page