CAPATOSTA
NOVOLI 2 settembre ore 21.15
Palazzo Baronale
Crest (Taranto)
CAPATOSTA
scritto da Gaetano Colella regia Enrico Messina con Gaetano Colella e Andrea Simonetti
composizione sonora Mirko Lodedo scene Massimo Staich disegno luci Fausto Bonvini datore luci Vito Marra foto di scena Marco Caselli Nirmal in collaborazione con Armamaxa teatro
vincitore bando Storie di Lavoro 2015
Siamo nello stabilimento più grande d’Europa, l’Ilva.
Due operai sul posto di lavoro. Il primo è un veterano, il secondo è una matricola. In questo stabilimento dal 1962 ci sono generazioni di operai che si avvicendano, si confrontano, si scontrano e si uniscono. Si sono tramandati saperi ed esperienze così come usi e abusi, leggi tacite e modi di fare. Sembra che in questo scenario nulla sia destinato a mutare, che i figli erediteranno fatica e privilegi dei padri. Ma è davvero così? Nuova drammaturgia, teatro civile… etichette possibili per una urgenza che non vuole essere chiusa o bollata, ma vuole essere un prendere parola, restituire un sentimento di dolore e di impotenza insieme, condividendolo con una città e non solo, come solo il teatro può fare. Solo i gesti, i volti, le voci di attori possono riuscire a raccontare il sangue di una città ferita e divisa. Oltre l’informazione.
DICONO DELLO SPETTACOLO: “Capatosta” è una metafora della città di Taranto, di ogni luogo di lavoro dove la fronte ha il sudore e il ghigno di chi muore. È poesia e acciaio, produttività, malattia, riscatto e rancore. “Capatosta” è identico alla città, ai suoi eterni rossi tramonti, ardenti e angosciosi.Comicità e dramma. Tra buffi balli frenetici di uomini come ingranaggi e grida tra l’isterico e il surreale, si sedimenta una storia di malattie e funerali. “Capatosta” è conflitto generazionale, dialettica tra diritto e opportunismo, illusione e cinismo. Volano caschi, schiaffi, parole. Emerge uno slancio distruttivo puro, rabbioso e impotente.L’Ilva entra nell’anima come polvere sottile. Con un senso di castrazione di fronte a una realtà immutabile, a un destino perverso. Ai due estremi della stessa rassegnazione s’incontrano due esseri in conflitto.Un teatro civile e sofferto. Impegnato senza essere ideologico, sociale senza essere rivoluzionario. La coscienza di classe cede alla coscienza del cuore, emblema di una città lacerata, incredula, incapace di decidere. Bravi gli attori, capaci di interiorizzare la mentalità di chi si è adattato alle brutture e si cura solo del proprio mondo angusto; o di chi, immobile nel risentimento, conosce la protesta solo come atto di distruzione tanto iperbolica quanto velleitaria. (KLP, Vincenzo Sardelli)
ingresso: 5 euro